Calendario dell’avvento

1. San Francesco

Non tutti sanno che a inventare il presepe è stato San Francesco nel 1223 (800 anni fa!).
Egli si trovava a Greccio, un piccolo paesino sugli Appennini in provincia di Rieti, in quel luogo si trovava anche un uomo di buona famiglia di nome Giovanni amico del Santo.
Circa due settimane prima di Natale Francesco chiamò l’amico e gli disse: “Precedimi e prepara quanto ti dico: nella mangiatoia fuori dal paese poni del fieno tra un asino e un bue. Festeggeremo così la Santa notte.”
Udite le parole di Francesco, il fedele amico andò a preparare tutto l’occorrente nel luogo designato.
Giunse allora la notte di Natale e furono convocati frati da ogni parte, e uomini e donne arrivarono festanti dai casolari con ceri e fiaccole. Arrivò infine Francesco che vedendo tutto predisposto secondo il suo desiderio era raggiante di letizia, si accese allora nel cielo una stella splendente! In quella commovente scena risplendeva la semplicità della Santa notte di Betlemme, così Gesù venne risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato.

2. Il Benino

Benino (anche chiamato “dormiglione”) era un giovane pastorello che giaceva addormentato nei pressi della grotta.
La notte del 25 dicembre venne svegliato dagli Angeli che gli annunciarono la nascita di Gesù Bambino.
Nel presepe viene tradizionalmente collocato in un cantuccio.
Secondo un’antichissima tradizione napoletana, il Benino sta sognando proprio il Presepe ma se viene svegliato, il presepe stesso scompare, senza lasciare alcuna traccia.

3. L’agnellino grigio

Sulle colline di Betlemme stavano i pastori con le loro pecore. Tra di loro c’era un nuovo nato, un agnellino grigio che era disprezzato per il suo colore sia dal gregge che dal suo pastore. Il povero agnellino si era così affezionato al cane nero che era temuto da tutte le altre pecore. Quella notte, era come sempre accovacciato accanto al suo fedele amico quando vide un bagliore tra le colline, era la stella cometa che indicava la grotta dove era nato Gesù Bambino. I pastori, avvisati dagli angeli, si misero in cammino per andare a rendergli omaggio e portarono con loro un agnello dal manto candido da offrire in dono. Il piccolo agnellino grigio, che per primo aveva visto la stella, si intristì per non essere stato scelto, ma incoraggiato dall’amico cane si mise di nascosto a seguire i pastori. Giunto alla grotta si accorse che il piccolo Gesù stava guardando proprio lui e gli disse “non sai che io ti ho creato e che amo tutto ciò che creo? Non essere triste!”. In quel momento il pastore si accorse della presenza dell’ultimo dei suoi agnellini e un candore luminoso lo ricoprì tutto rendendolo il più bello del gregge.

4. Gelindo

In quei giorni un editto di Cesare Augusto ordinava il censimento di tutto il popolo. Giuseppe insieme a sua moglie Maria si recò dunque a Betlemme, la sua città di origine, per registrare il loro nome. Mentre si trovavano là, giunse per lei il tempo di partorire, così bussarono alle porte del paese alla ricerca di un alloggio ma per loro non c’era posto.
Giuseppe, dopo tanto cercare, trovò riparo in una stalla il cui proprietario era Gelindo che abitava nei pressi con la moglie Alinda e sua figlia Aurelia.
Questa è una statuina di tradizione piemontese, a volte troviamo il Gelindo accompagnato dal suo servo Maffeo.

5. Zu’ Innaru

Zu’ Innaru, o Zio Gennaro, era un vecchietto con una lunga barba bianca e abiti logori, se ne stava appoggiato al suo vecchio bastone nei pressi della grotta. Egli passò tutta la notte a vegliare che il suo fuocherello non si spegnesse così che potesse scaldare il bambinello Gesù.
Questa statuina è tipica della tradizione siciliana e ha un ruolo simbolico importantissimo. Il suo fuoco rappresenta la luce del sole che, dal 25 dicembre in poi, torna ad allungare le giornate. Il mese di gennaio di cui porta il nome, infatti, è il primo mese che assiste a questo allungamento. Per la tradizione cristiana, il fuoco di Zu’ Innaru è la Luce di Cristo che emana da Gesù Bambino per la salvezza del mondo. Ecco perché non può trovarsi lontano dalla grotta.

6. La lavandaia

Vicino al pescatore, nei pressi del fiume, stava la lavandaia intenta a lavare i panni in ginocchio. Questa donna era una delle levatrici che hanno assistito alla nascita di Gesù e hanno prestato aiuto alla Madonna. I teli che usarono per pulire il Bambinello rimasero miracolosamente puliti e immacolati, a simboleggiare la verginità di Maria e l’origine miracolosa di Suo Figlio.

7. Il giocoliere

A Betlemme nei giorni seguenti alla nascita del Bambino Gesù c’era un artista di strada molto povero. Egli voleva andare a salutare il bambinello ma non aveva alcun dono da portargli e si scoraggiò. Un amico, che lo vide molto triste, gli chiese cosa lo turbasse e, spiegata la situazione, lo incalzò: “Non è vero che non hai niente: tu hai il tuo talento!”. Dopo qualche esitazione, si recò alla grotta e fece quello che gli riusciva meglio: il giocoliere. Il piccolo Gesù sorrideva meravigliato nel vedere le palline che roteavano in aria! Ecco perché ogni anno appendiamo all’albero tante palline: per ricordarci delle risate di Gesù Bambino e del talento che ha donato a ciascuno di noi!

8. L’angelo

In ogni presepe troviamo un angelo, spesso posto sopra la grotta. Egli è l’angelo che ha portato l’annuncio della nascita di Gesù ai pastori. Spesso lo troviamo con un drappo tra le mani con la scritta “Gloria in excelsis deo” queste parole fanno parte di un inno solenne di lode, il loro significano è “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”.

9. I pastori

“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. Luca (2,8-20)

10. Il falegname

Nel tipico presepe napoletano troviamo tanti personaggi intenti a compiere ciascuno il proprio lavoro.
Tra i vari mestieri non può mancare il falegname. Esso richiama il mestiere di San Giuseppe, il padre di Gesù, e dunque riveste un significato simbolico più incisivo rispetto ad altri artigiani. Lo troviamo spesso raffigurato intento a lavorare con tutti i suoi strumenti sul bancone della sua bottega.

11. Stefania

Stefania era una donna sterile che venuta a conoscenza della nascita di Gesù voleva andare a vederlo. Venne tuttavia fermata dagli angeli che non le permisero di raggiungere la grotta. Stefania però non si arrese, prese una pietra e l’avvolse in fasce fingendo di avere tra le braccia un bimbo e il giorno successivo riuscì ad arrivare alla grotta.
Mentre ammirava il piccolo Gesù sentì uno starnuto provenire dal fagotto, incredula lo aprì e vi trovò un bimbo in carne e ossa, era accaduto un miracolo!
Stefania è la statuina tradizionale napoletana così nominata per sottolineare il fatto che la ragazza riesce ad arrivare da Gesù Bambino con un giorno di ritardo rispetto agli altri pastori di Betlemme: lo incontra infatti nel giorno di Santo Stefano.

12. Il viandante con lanterna

Nei pressi della grotta troviamo un anziano uomo con una lanterna, egli è il viandante simbolo dell’uomo in ricerca del significato della propria vita, è giunto anche lui a contemplare il piccolo Gesù.
In questo caso lo troviamo per mano con un bambino, a simboleggiare la trasmissione della fede: l’adulto accompagna il bambino verso la mangiatoia e gli fa incontrare Gesù, si inginocchia assieme a lui e prega.
In alcuni presepi è lo stesso San Giuseppe a portare la lanterna. Questo deriva da una rivelazione di Santa Brigida, che dice appunto che San Giuseppe, durante il parto di Maria, era andato a cercare una lanterna per fare un po’ di luce nella grotta.

13. Il pastore della meraviglia

In prossimità della grotta troviamo una donna con le braccia al cielo e la bocca spalancata, essa ha assistito con immenso stupore alla nascita di Gesù. Rappresenta la meraviglia di tutti noi davanti alla nascita del bambinello, il figlio di Dio; è tipica della tradizione bolognese. Nella tradizione napoletana è rappresentata da un pastore, che per alcuni sarebbe lo stesso Benino ‘risvegliato’ dal suo stesso sogno. Nel presepe calabrese prende il nome di “llampatu ra rutta”.

14. Il pescatore

Accanto al fiume troviamo tipicamente la figura del pescatore, con una camiciola e i pantaloni arrotolati sotto il ginocchio e con la sua canna da pesca in mano.
La figura del pesce era usata dai cristiani durante le persecuzioni per riconoscersi tra loro. La parola “pesce” in greco è infatti l’acronimo della scritta “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. Nella tradizione il pesce simboleggia proprio Gesù!

15. Il pettirosso

Si narra che la notte di Natale fosse estremamente fredda. Gesù nella stalla era tenuto al caldo dal bue e dall’asinello, mentre il suo papà Giuseppe in un angolo aveva acceso un piccolo fuoco.
Nella stalla era rintanato anche un piccolo uccellino marrone che aveva sentito la notizia della nascita di Gesù nel bosco e incuriosito era andato a vedere di cosa si trattasse.
Quando tutti si addormentarono, l’uccellino notò che il fuoco si stava spegnendo, così, battendo le sue piccole ali, riuscì a ravvivare la fiamma e tenne il fuoco acceso per tutta la notte. Il mattino seguente il bambino Gesù trasformò le piume del suo petto in un bel rosso vivo, a ricordo del fuoco, per ringraziarlo di quel gesto di cura e di amore.

16. Il festoso

Davanti alla capanna troviamo un piccolo giovinetto con le mani al cielo, è chiamato “il festoso” poiché gioisce per la nascita di Gesù! Ricorda un po’ la gioia di tutti i bimbi la notte di Natale!
Questo personaggio è tipico della Toscana!

17. La pastorella

Vicino a Betlemme, una piccola pastorella stava curando il gregge quando le giunse la notizia che quella notte era nato il bambino Gesù. Gli altri pastorelli dai pascoli vicini si misero subito in cammino per andare a rendergli omaggio portando dei doni: anche la bambina voleva andare a trovare Gesù ma non aveva nessun regalo da offrirgli. La pastorella triste si mise a piangere e le sue lacrime caddero nella neve, ma un angelo la vide e trasformò le lacrime in bellissime rose. La bimba vedendo i meravigliosi fiori si rallegrò, li colse e si incamminò verso la grotta dove li regalò a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre, le rose fioriscono per ricordare al mondo intero del regalo miracoloso. 

18. I suonatori

Accanto alla grotta si trova sempre un gruppo di suonatori che la notte di Natale accorse alla notizia della nascita di Gesù. Essi omaggiarono il bambinello suonando le loro zampogne e gli zufoli rallegrando l’atmosfera di quella Santa Notte.
Spesso sono accompagnati da pecore o altri elementi della pastorizia, per questo vengono anche denominati “i pastori suonatori”.

19. La Stella Cometa

I Re Magi si misero in cammino seguendo la stella cometa, “Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.” (Matteo 2,1-11)

20. Lu sbantuso

Questa statuina di tradizione siciliana, è un personaggio costituito da due figure: la prima dormiente in un cantuccio del presepe (come il Benino di tradizione napoletana), la seconda è un uomo stupito che guarda verso il cielo.
Il pastorello addormentato scompare la vigilia di Natale per lasciare posto al personaggio che indica il cielo, il pastore si è infatti svegliato per l’annuncio degli angeli e indica proprio la stella cometa!
Vi ricorda qualcuno? Eh sì, è la versione siciliana della “Meraviglia”.

21. I Re Magi

Nelle terre d’oriente vivevano tre sapienti che studiavano il cielo e gli astri, i loro nomi erano Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. Un giorno videro sorgere una stella che indicava la nascita del Re dei re, ciascuno partì dal proprio regno e si mise in cammino seguendo l’astro.  
Tutti e tre arrivarono nel regno di re Erode che li chiamò in gran segreto e chiese loro, una volta trovatolo, di riportargli informazioni sul bambino in modo che anche lui potesse andare ad adorarlo. I re ripartirono seguendo la stella e trovarono la mangiatoia dove adorarono il bambinello Gesù. Una volta ripartiti, un angelo comparve sulla loro strada e li mise in guardia da Erode, poiché egli per timore della nascita di un nuovo re voleva uccidere il bambinello.
I Magi ritornarono dunque nelle loro terre colmi di gioia.
“I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”. (Papa Francesco – 06.01.2016)

22. Il cammello

Oltre agli animali più comuni del presepe, come il bue, l’asino e le pecore, spesso si trovano anche degli animali particolari: i cammelli. Essi arrivano solitamente nei pressi della grotta il 6 gennaio assieme ai Magi, avevano infatti accompagnato i tre re nel loro lungo viaggio.
In alcuni casi le cavalcature si differenziano per ciascun magio: a Melchiorre, il saggio europeo, è assegnato il cavallo. Per lo più, si dice che il cammello sia di Baldassarre, il rappresentante dell’Asia. L’elefante è invece attribuito a Gaspare, che è mostrato in molte raffigurazioni come il re africano.

23. Il bue

La presenza del bue e dell’asino non sono nel Vangelo, ma già nella prima rappresentazione del presepe che fece San Francesco erano presenti, perché? Si narra che Maria e Giuseppe non trovando una locanda che li accogliesse si rifugiarono in una mangiatoia, ecco allora spiegata la presenza del bue.

24. L’asino

L’asino, a quel tempo, era un compagno di viaggio fondamentale: Maria, incinta, viaggiò verso Betlemme proprio in groppa a un asino. Ecco allora perché lo ritroviamo nella grotta!
Anche se siamo abituati ad attribuirgli qualità negative come la cocciutaggine, in realtà è un animale molto prudente, quando percepisce un pericolo è difficile convincerlo a fare qualcosa. Ha grande resistenza e forza fisica ed è incredibilmente paziente e docile.

25. La Sacra Famiglia

“Ecco lo stupore del Natale: …l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi.
Guardiamo il Bambino, guardiamo la sua mangiatoia, guardiamo il presepe, che gli angeli chiamano «il segno» (Lc 2,12): è infatti il segnale rivelatore del volto di Dio, che è compassione e misericordia, onnipotente sempre e solo nell’amore. Si fa vicino, si fa vicino, tenero e compassionevole, questo è il modo di essere di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza.” (Papa Francesco – Santa Messa di Natale 24.12.2023)

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